Interview to Liset Meddens director of Fossielvrij NL / Un’intervista a Liset Meddens, direttore di Fossielvrij NL
by/di Simona Maria Frigerio
When we read that for (maybe) the first time normal citizens had won a lawsuit versus such an oil giant as Shell because it is a polluter (that contributes to global warming), we though it would be interesting to interview the director of one of the organizations that brought the case before the court, Liset Meddens of Fossielvrij NL, affiliate to 350.org – the global movement that aims to stop the fossil fuel industry from continuing to destroy our climate. This sentence could indeed be a precedent for more fossil fuel corporations around the world to be taken to court.
First of all, would you describe what are 350.org and Fossielvrij NL (goals, campaigns, members, funds, etc.)?
Liset Meddens: «We are Fossielvrij NL, the Dutch affiliate of 350.org, our global mother organisation. We are co-plaintiff, so together with Friends of the Earth the Netherlands we brought Shell to court. The goal of our organization is to build a people powered movement to break the power of the fossil fuel industry to speed up a just transition to a renewable energy system in the hands of communities. We are a small NGO, based in the Netherlands, we have 3 employees, we lead on focus campaigns and support the growing fossil free movement. We are mainly supported by 350.org, small grants and a growing group of individual donors».
Is this the first time when normal citizens (17.000 co-plaintiffs, together with Friends of the Earth) file a lawsuit versus a private company because it is a polluter (contributing to global warming) and win?
L. M.: «Yes it is! This is why it is such an historic moment».
Shell argued that governments alone are responsible for meeting Paris targets. Aren’t there any obligations for corporations in the Paris climate agreement?
L. M.: «Formally they haven’t signed the agreement directly. But that doesn’t mean the goals can’t be applied to them. Our government is responsible to hold Shell accountable to be able to meet the goals in the Paris agreement. However, corporations like Shell gained so much power – more power than nation states… – this court case shows that we need a lawyer to keep fossil fuel companies to act within the limits of what is even possible if we want to keep life on earth».
The Court ordered Royal Dutch Shell to cut its global CO2 emissions by 45% by the end of 2030. Apart from zero-emission target for its plants, shouldn’t Shell be forced to produce other fuels then oil?
L. M.: «No. There are plenty of other companies, initiatives and organisations that are ready to scale up to meet our energy needs. We don’t necessarily need Shell to do this. We have seen what Shell has been doing in the past (from human rights violations in Nigeria to the spreading of mis-information about the climate crisis and greenwashing). There are a lot of reasons not to trust this company any longer».
The Dutch judge, Larisa Alwin said: “The interest served with the reduction obligation outweighs the Shell group’s commercial interests”. Is this the first time when interests such as health are given priority over profit?
L. M.: «For sure this is a really unique and very strong conclusion of this court case. I am not 100% if this is exactly the first time for a judge to give health priority over profit (we should ask Roger Cox, the lawyer). But this is definitely the first time that such a powerful, global company has been corrected by a judge».
Shell will appeal the judgment and the appeal could last two years. Can we waste so much time?
L. M.: «No, of course not. These two years will be crucial to start implement the ruling. The judge made this very explicit: even if the ruling would be appealed, it would still mean that Shell has to start with the implementation immediately. This makes it a really strong ruling».
The next step?
L. M.: «For us, we are exploring together with a growing number of pension participants to bring ABP – our biggest pension fund – to court. We need the trillions of pension money to be invested in a fair, renewable energy future as soon as possible in order to stop violating human rights and make a chance to keep a livable planet within reach».
Friday, June 25, 2021
On the cover: Photo by Emphyrio / Pixabay.com (stock image non-related to Shell).
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Testo in italiano
traduzione di Simona Maria Frigerio
Quando abbiamo letto che (forse) per la prima volta dei normali cittadini avevano vinto una causa contro un gigante petrolifero come Shell quale responsabile dell’inquinamento (che sta conducendo al cambiamento climatico), abbiamo pensato che sarebbe stato interessante intervistare il direttore di una tra le organizzazioni che hanno promosso la causa di fronte al Tribunale, Liset Meddens di Fossielvrij NL, l’affiliata olandese di 350.org – movimento globale che mira a impedire all’industria dei combustibili fossili di continuare a distruggere il clima. Questa sentenza, in effetti, potrebbe creare un precedente (giuridico) per portare a processo altre multinazionali dei combustibili fossili.
Innanzi tutto spiegherebbe ai nostri lettori di cosa si occupano 350.org e Fossielvrij NL (obiettivi, campagne, membri, fondi, etc.)?
Liset Meddens: «Noi lavoriamo per Fossielvrij NL, affiliata olandese di 350.org, l’organizzazione madre mondiale. E siamo stati co-ricorrenti, unitamente a Friends of the Earth the Netherlands, in Tribunale, contro la Shell. L’obiettivo della nostra organizzazione è quello di costruire un movimento popolare il cui potere possa opporsi a quello dell’industria dei combustibili fossili in modo tale da velocizzare la transizione verso un sistema di energie rinnovabili nelle mani delle comunità. Siamo una piccola organizzazione non governativa, con sede in Olanda: abbiamo tre impiegati, conduciamo campagne con un focus preciso e supportiamo il crescente movimento per bandire l’utilizzo dei combustibili fossili. Siamo principalmente supportati da 350.org, da piccole sovvenzioni e da un gruppo crescente di donatori privati».
È la prima volta che dei normali cittadini (17.000 co-ricorrenti, congiuntamente a Friends of the Earth) fanno causa a una compagnia privata in quanto responsabile dell’inquinamento (che sta portando al surriscaldamento globale) e vincono?
L. M.: «Sì, è così! Questa è la ragione per cui si può parlare di momento storico».
Shell ha controbattuto asserendo che i governi sono i soli responsabili del conseguimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi. Non esistono obblighi per le multinazionali in tale trattato internazionale sul clima?
L. M.: «Formalmente non hanno firmato tale accordo direttamente. Ma ciò non significa che gli obiettivi da raggiungere non si applichino alle loro attività. Il nostro Governo ha la responsabilità di fare in modo che Shell risponda e sia in grado di raggiungere gli obiettivi del trattato di Parigi. Comunque, le società come Shell hanno accumulato talmente tanto potere – maggiore di quello degli Stati-nazione… – che questa causa in tribunale dimostra come si abbia bisogno di legali per costringere le compagnie di combustibili fossili ad agire nei limiti – per quanto possibile – se si vuole mantenere la vita sulla Terra».
La Corte ha ordinato a Royal Dutch Shell di tagliare le sue emissioni globali di CO2 del 45% entro la fine del 2030. A parte l’obiettivo delle emissioni 0 dei suoi impianti, la Shell non dovrebbe essere costretta a produrre altri combustibili invece del petrolio?
L. M.: «No. Ci sono tante altre compagnie, iniziative e organizzazioni che sono pronte ad aumentare la produzione per soddisfare i nostri bisogni energetici. Non abbiamo la necessità che Shell lo faccia. Abbiamo visto cosa ha fatto Shell in passato (dalle violazioni dei diritti umani in Nigeria alla diffusione di informazioni errate riguardo alla crisi climatica e all’ambientalismo di facciata). Vi sono molte ragioni per non avere più fiducia in questa società».
La giudice olandese, Larisa Alwin, ha detto: “L’interesse tutelato con l’obbligo di riduzione supera gli interessi commerciali del gruppo Shell”. È la prima volta che a interessi come la salute è data la priorità rispetto al profitto?
L. M.: «Sicuramente questa è la conclusione, unica e forte, di questo procedimento giudiziario. Non sono certa a 100% che sia esattamente la prima volta che un giudice dà priorità alla salute rispetto al profitto (dovremmo chiederlo a Roger Cox, l’avvocato). Ma è sicuramente la prima volta che una multinazionale così potente è stata ammonita da un giudice».
Shell appellerà la sentenza e la causa potrà durare altri due anni. Possiamo sprecare così tanto tempo?
L. M.: «No, naturalmente no. Questi due anni saranno cruciali per iniziare a dare esecuzione alla sentenza. La Giudice lo ha chiarito: anche se la sentenza sarà appellata, Shell dovrà procedere con l’attuazione immediatamente. È questo a rendere la decisione della Corte tanto forte».
Il prossimo passo?
L. M.: «Per quanto ci riguarda, stiamo esplorando la possibilità, con un numero crescente di pensionati, di portare ABP – il nostro maggiore fondo pensione – a processo. Abbiamo bisogno che i miliardi dei fondi pensionistici siano investiti in un futuro energetico equo e rinnovabile il prima possibile in modo tale da fermare la violazione dei diritti umani e avere la possibilità di mantenere vivibile il nostro pianeta».
venerdì, 25 giugno 2021
In copertina: Foto di Emphyrio da Pixabay.com (immagine stock non direttamente connessa con Shell).