News dalla Colombia alla Siria passando per il Perù
di Luciano Uggè
Oltre quattro settimane fa scrivevamo delle proteste in Colombia (https://www.inthenet.eu/2021/05/07/non-solo-messico/) che, nel frattempo, non sembrano essersi placate. Il Comité del Paro chiedeva ai manifestanti, il 1° giugno, di togliere i blocchi stradali – condizione sine qua non imposta dal Governo per riaprire il dialogo con le forze di opposizione. L’ex Presidente Álvaro Uribe, però, ha criticato la gestione delle manifestazioni da parte dell’attuale Presidente, Iván Duque, causando di fatto uno stop a qualsiasi possibilità di accordo. Dopo un mese di scioperi e di assemblee popolari ma anche di manifestazioni in ogni parte del Paese – spesso contrastate con la violenza dalle forze dell’ordine – il 28 maggio il numero civili uccisi tocca i 59, oltre 2.000 gli arrestati, quasi 900 i feriti e poco meno di 350 i desaparecidos. Da chiarire anche la denuncia – di organizzazioni accreditate – di possibili torture e fosse comuni nella regione di Cali (13 morti solo negli ultimi giorni), tra le più attive nell’organizzare e portare avanti lo sciopero nazionale.
Bashar al-Assad è stato rieletto Presidente della Siria per i prossimi sette anni con il 95,1% dei voti. Sebbene Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea abbiano definito le elezioni ‘una farsa’, a tale farsa – secondo fonti ufficiali – hanno preso parte 14,2 milioni di cittadini siriani – votando – sui 18,1 milioni di aventi diritto, ossia il 76,64%. Vi sembra poco?
Negli Stati Uniti, nelle ultime elezioni presidenziali, si è registrata un’affluenza ‘record’ di circa 150 milioni di persone, pari al 65% degli aventi diritto (il tasso più alto dal 1908) e, se si usano termini come ‘record’ per il 65%, cosa dovrebbero dire i siriani che superano tale cifra di un altro 10%? Va peggio in Unione Europea dove, nel 2019, l’affluenza elettorale media per eleggere il Parlamento è stata del 50,5% (ma anche in questo caso, la stampa ha parlato di ‘aumenti record’); mentre nel Regno Unito, il 2019 che ha visto l’affermazione di Boris Johnson (e la Brexit), ha registrato un’affluenza del 67,3%.
Se si volesse, invece, contestare la poca rappresentanza dei contendenti a Bashar al-Assad, non si capisce perché l’opposizione non abbia disertato in massa le urne. Ma l’Occidente, in realtà, vuole dimenticare velocemente lo Stato Islamico, l’organizzazione jihadista salafita contro la quale hanno combattuto le forze siriane – unitamente a quelle curde che, però, alleate degli Stati Uniti, hanno occupato aree anche a maggioranza araba (come scriveva Paolo Celi su La Repubblica già a febbraio 2019, denunciando “lo spostamento forzato di popolazioni sunnite documentato da ONG e organismi internazionali”); così come l’Occidente nicchia sulla presenza in Siria della Turchia che, con la scusa della propria ‘sicurezza nazionale’, è anch’essa entrata in territorio siriano per portare avanti la propria guerra personale contro i curdi. Le situazioni geopolitiche sono sempre più complesse di quanto ci appaiano e il bianco e nero meno netti di quanto vorrebbero farci credere.
E chiudiamo con il Perù, prossimo alle elezioni. Mentre in Ecuador vince le presidenziali Guillermo Lasso, banchiere conservatore “anti abortista, contrario alle unioni gay e ancorato agli ambienti religiosi”, come lo descrive La Repubblica. Ma, a differenza del blasonato quotidiano, ci chiediamo: che ha vinto davvero grazie a coloro che volevano tagliare con l’ex Presidente Correas o, per l’ennesima volta, a coloro vicini agli interessi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea? Un Presidente che, in ogni caso, avrà a che fare con un Parlamento dove la sinistra e il partito indigeno (che non ha voluto sostenere il candidato delle sinistre permettendo la vittoria di Lasso) domineranno incontrastati.
Tornando al Perù, si candidano a Presidente Keiko Fujimori, la figlia di Alberto Fujimori – Presidente estromesso a mezzo impeachment, dopo che era fuggito in Giappone a causa delle accuse di corruzione, nel 2000, e poi condannato per violazione dei diritti umani, omicidi, torture e sparizioni ai danni di Sendero Luminoso (il gruppo guerrigliero di ispirazione marxista) – e Pedro Castillo, insegnante e di sinistra che è favorevole al matrimonio paritario tra persone dello stesso sesso e che, sebbene a livello personale contrario, vuole che l’interruzione volontaria di gravidanza (ancora vietata in gran parte dell’America Latina) sia tema di discussione in un’Assemblea Costituente che intenderebbe istituire per cambiare la Costituzione dell’ex Presidente Fujimori. Vedremo se, ancora una volta, la sinistra saprà dividersi per far vincere le destre.
Venerdì, 4 giugno 2021
In copertina: Foto di jmarti20 da Pixabay.