Sostenibilità e inclusione alla base del progetto di Cetty Ummarino, Like Your Home
di Simona Maria Frigerio
Spesso si ha la concezione del diversamente abile (o persona con disabilità, a seconda che si voglia utilizzare la terminologia italiana che pone l’accento sul fatto che siamo tutti abili diversamente o quella internazionale) come di un qualcuno o qualcuna che è oggetto di cure e non soggetto attivo, che partecipa alla vita sociale ed economica di un Paese e al suo progresso. Sono purtroppo rari i casi come quello di Stephen Hawking, ove l’accento – anche a livello di cultura popolare e di coscienza civile – è posto sulle attività, in questo caso del celebre fisico teorico e cosmologo (scomparso nel 2018), e non sulla malattia – nello specifico una forma degenerativa dei motoneuroni che lo colpì ancora giovane.
Ecco, quindi, che quando si viene a conoscenza di progetti che mirano non solamente all’integrazione ma anche all’indipendenza economica e al riconoscimento sociale delle persone diversamente abili è necessario dedicarvi, come giornalisti, tempo e spazio. Leggendo di Like your Home è stato per noi ovvio contattare subito la sua ideatrice, Cetty Ummarino, per farci spiegare da lei di cosa si tratta – vista la complessità e originalità di un format che permette un inserimento, effettivo e consapevole, nel mondo del turismo sostenibile come host di B&B.
Come e quando nasce il network Like your Home?
Cetty Ummarino: «Vorrei fare una premessa. Tempo fa sono stata docente in un corso di formazione sul turismo, al quale parteciparono alcune persone con disabilità: era la prima volta che mi relazionavo con loro e per loro organizzai un’escursione al mare dove osservai un’adolescente, su sedia a rotelle, che guardava il mare senza poterlo raggiungere. Immaginai la sua sofferenza e, essendo mamma, ne fui talmente colpita da dire a me stessa: “se non puoi andare verso il mondo, ti porterò il mondo a casa!”. Dal 2000, in effetti, il mio ambito di lavoro è lo sviluppo delle aree interne delle regioni d’Italia; per questo motivo ho progettato un format di formazione turistica pratica rivolto non solo agli operatori del settore, ma indirizzato alla comunità ospitante e, dopo questa esperienza, pensai che se l’adolescente aveva già la casa organizzata per la sua disabilità avrebbe anche potuto metterla a reddito. Per presentare un progetto alle istituzioni, iniziai ad approfondire l’argomento partecipando a un convegno dal titolo Cresce il Welfare, cresce l’Italia. Dopo quell’esperienza capii quanto fosse importante cambiare, innanzi tutto, il pensiero comune che si ha degli individui con disabilità – visti come persone da assistere. Dopodiché cominciai ad attivarmi per avere i finanziamenti necessari. In primis, partecipai a un bando che prevedeva la costituzione di un partenariato con enti del terzo settore e un piano economico-finanziario. Il progetto fu ammesso, ma finirono i fondi. Trascorsero alcuni mesi… finché non seppi della possibilità di partecipare a un altro bando, questa volta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giovani per il Sociale. Purtroppo il nostro partenariato non aveva i requisiti per l’ammissione dato che il direttivo proponente doveva essere costituito da giovani tra i 18 e 35 anni. Alla fine, però, si decise di modificare il direttivo e, da quel momento, per me è iniziata una vera e propria missione di vita: far conoscere e replicare il progetto in più contesti possibili, dato che non è vincolato ad alcun territorio. Gli ostacoli sono stati tanti, ma è stato soprattutto complesso far comprendere il cambiamento rivoluzionario che trasforma la persona con disabilità da assistito a imprenditore sociale».
Da chi è finanziato il progetto?
C. U.: «Dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, Piano di Azione e Coesione, Avviso Pubblico Giovani per il Sociale».
Per preparare gli host dei B&B, persone diversamente abili o con esigenze speciali (come i celiaci), vi sono corsi di studio. Ma sono rivolti anche alle famiglie?
C. U.: «Per dare qualità all’offerta ricettiva extralberghiera il progetto Like your Home si basa sulla formazione degli host e quando si presentano adolescenti o persone con disabilità cognitiva si invita anche la famiglia a partecipare, dato che saranno i genitori ad avere il ruolo di gestori. Infatti, il gestore con disabilità cognitiva sarà formato per l’accoglienza dell’ospite e per il servizio di prima colazione. Uno dei punti di forza di Like your Home è proprio il coinvolgimento non solo della persona con disabilità, ma di tutta la sua famiglia. Grazie al progetto formativo che offriamo, si ricolloca la figura della persona con disabilità da ‘peso’ a risorsa – sia dal punto di vista economico sia sociale. Inoltre, il progetto si inserisce nel solco del ‘dopo di noi’: sicuramente per le famiglie e i caregiver dei ragazzi è un sollievo vederli instradati in un percorso di autonomia lavorativa».
Il progetto comporta una parte di insegnamento. Di cosa si tratta?
C. U.: «Dai valori e dalla filosofia del network Like your Home nasce HostAbility School/University dedicato agli studenti e ai laureati delle scuole e delle università italiane. I ragazzi con disabilità, al termine del percorso scolastico, si trovano a dover affrontare il mondo del lavoro che non sempre è pronto ad accoglierli. Al momento, le opportunità concrete di attività lavorative (subordinate o autonome) per le persone con disabilità sono molto limitate. HostAbility School/University si propone di investire sul capitale umano per la formazione e l’occupazione dei giovani in ambito turistico, generando così ricadute positive più ampie sul territorio interessato. Stiamo altresì mettendo a punto una piattaforma di erogazione della formazione online».
L’ospitalità si rivolgerà sia a persone che hanno disabilità o esigenze particolari e che viaggiano per piacere, lavoro o in ambito universitario, sia a normodotati. Avete già attivato una partnership con Erasmus?
C. U.: «Sarà attivata con la crescita del network. Nel frattempo, tengo a sottolineare che l’ospitalità è aperta a tutti – con particolare riguardo ai turisti che hanno la stessa disabilità o la stessa esigenza speciale del gestore e che trovano nel Bed & Breakfast, o nell’appartamento scelto, gli ausili necessari alle proprie esigenze specifiche. In particolare, per il turista con disabilità o con esigenze speciali, tale proposta è un incentivo in più al viaggio. In Italia, al momento, solo le strutture alberghiere devono dotarsi, per legge, di alcune infrastrutture per le persone con disabilità e molto limitatamente. E, d’altra parte, non tutti possono permettersi, a livello economico, un hotel. Ecco allora che un B&B, privo di tutti quegli ostacoli che di solito fanno desistere un viaggiatore con disabilità – e a un prezzo accessibile – diventa competitivo. Vorrei anche sottolineare che l’esclusività è data alla persona con disabilità o con esigenze speciali per quanto concerne la gestione dell’attività, ossia l’offerta; mentre l’ospitalità è aperta a tutta la domanda».
Il progetto nasce a Napoli e a Salerno. La società civile e le istituzioni locali stanno partecipando e/o sostenendo il progetto?
C. U.: «Finora ho trovato poco sostegno, o nullo, da parte delle istituzioni. Eppure, vorrei aggiungere, le minorazioni fisiche, sensoriali, cognitive diventano disabilità a causa delle barriere fisiche, sensoriali e comunicative. Non sono le minorazioni o le menomazioni a rendere ‘disabili’, bensì la mancanza di ausili adeguati e la presenza di barriere culturali».
Il progetto è volto a un turismo sostenibile e inclusivo, diametralmente opposto, ad esempio, allo sfruttamento intensivo della Costiera Amalfitana. È significativo che nasca nello stesso territorio?
C. U.: «Nel turismo, come in ogni altro aspetto della vita, non ci dovrebbero essere rivalità, ma solo rete e collaborazione. Il nostro prodotto turistico non si inserisce in nessun segmento di mercato esistente: ne crea uno nuovo! Per questa ragione nessun operatore turistico deve temere la competizione perché Like your Home ha un valore etico che non ha prezzo, in quanto soddisfa precisi bisogni: offrire un’occupazione alle persone con disabilità o con esigenze speciali; rispondere, nel settore extralberghiero, alle richieste di servizi dedicati al turista con bisogni speciali; dare una corretta informazione su accessibilità e inclusione attraverso le competenze del gestore; e infine offrire un’unica rete di gestori con competenze specifiche – il che rappresenta un ulteriore punto di forza del format».
Dopo la pandemia e il blocco di ogni spostamento sia a livello turistico sia di studio, a detrimento dell’intero settore viaggi/ospitalità, quali prospettive immagina?
C. U.: «Il turismo ha un valore strategico per l’economia italiana e si riprenderà. La voglia di viaggiare, il graduale miglioramento della copertura vaccinale e le nuove forme di turismo che si stanno imponendo permetteranno al settore di risollevarsi – e in fretta. Penso che la politica sosterrà il cambiamento, promuovendo e finanziando investimenti improntati alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale. Like your Home è innovativa per il contesto sociale di riferimento dato che, al momento, non so di nessun’altra iniziativa rivolta alle persone con disabilità in qualità di ‘imprenditori turistici’».
Per i turisti diversamente abili o con esigenze speciali ospiti, prevedete anche – magari in futuro – l’offerta di servizi altrettanto importanti per godere di una vacanza, come trasporti e accesso a musei, parchi archeologici, luoghi di ristorazione, eccetera?
C. U.: «Sicuramente sì perché il gestore con disabilità è lui stesso ambasciatore del proprio territorio con la perfetta conoscenza dei servizi accessibili».
L’ultima domanda è più generale. Com’è la situazione economica in Campania dopo mesi di lockdown?
C. U.: «La pandemia ha colpito l’economia mondiale e ha comportato rilevanti effetti negativi sul sistema economico campano. La domanda estera si è fortemente contratta, le esportazioni sono calate e il turismo internazionale ne ha risentito pesantemente. Ma la pandemia non ci ha portato via la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra gastronomia e le nostre innumerevoli bellezze – non solo sulla costa e nelle isole, ma anche nei numerosi borghi delle aree interne. Così, appena raggiungeremo l’immunità di gregge, ripartiremo con la gioia, la fantasia e l’entusiasmo per tutte le attività che vanno sotto il gran capello del turismo: eventi, congressi, fiere, sport, sagre, mare monti laghi!».
Venerdì, 28 maggio 2021
In copertina: il logo del progetto Like your Home.