La raccolta culto della band napoletana compie vent’anni
di Simona Maria Frigerio
Correva l’anno 2001 quando, a Napoli prima e a Genova poi, il movimento no global criticava un sistema economico capitalistico e liberista che stava calpestando i diritti delle comunità indigene, dell’ambiente, dei lavoratori, delle donne e delle minoranze.
Nel 2021, dopo un anno in cui il Covid-19 ha tirato fuori il peggio del sistema economico-politico che ci governa, proviamo a seguire le ‘tracce’ lasciate dai 99 Posse – come tanti Pollicino che raccolgono briciole di saggezza.
Dalla chiusura del settore cultura alle garanzie, al contrario, per la produzione di spazzatura di plastica e autovetture inutili in un mondo cristallizzato; dalle guerre sui vaccini (sponsorizzando i propri e ostacolando quelli altrui a detrimento dei popoli) alle garanzie per le case farmaceutiche anche a scapito dei cittadini, dell’Africa e delle casse erariali; dal bando dei diritti basilari (con le denunce per chi oltrepassava i 200 metri da casa o i droni a inseguire un solitario corridore su una spiaggia deserta, mentre la conduttrice sembrava incitare le fiere in un’arena) allo sfregio all’umanità di impedire l’ultimo saluto a genitori e coniugi (azione che si sapeva assolutamente inutile visto che non si aveva di fronte l’ebola e, insieme a tutte le altre, che non ha fermato l’epidemia ma ha dimostrato fino a che punto può arrivare l’arroganza del potere quando si ammanti di una veste salvifica); ecco che riascoltare, oggi, i brani che i 99 Posse cantavano in concerto (alla vigilia del G8 di Genova 2001), diventa non un momento in cui la Madeleine proustiana riporta alla memoria ciò che non sarà più bensì l’attualità di ciò che avremmo voluto e l’impellente necessità di tornare a rivendicarlo.
E allora vi proponiamo un gioco. Riascoltare sei brani e rileggerne qualche riga per favorire un’associazione libera d’idee che potrebbe risvegliare sensazioni ma, soprattutto, la necessità di agire positivamente qui e ora.
Stop that train (2001)
nuie chistu treno amm’ ’a agguantà
’e chesta globalizzazione amm’ ’a parlà
si no, saie quanta danne ca fa,
fra pummarole mudificate, fruntiere chiuse
e libbero mercato ce ritruammo sotto controllo
organizzato a discrezione dello stato
‘o controllore a mé sulo ‘o biglietto vò,
non gli interessa che globalizzare diritti
significa impiego concreto di uomini,
cose, fatti, mezzi
ca nun verimmo
nuie ce preoccupammo
nuie ca
fruntiere nn’ ’e vulimmo
ne mmo e nè maie
europa ’a ccà, europa ’a llà
mo parlano pure ‘e mondialità
ma chi fatica pò ì sulo a faticà
e saie che tarantelle ha dda fà
’a libbertà è na bella parola
ma pe chi nun tene niente significa sulo a libbertà
’a libertà ’e se fa sfruttà
mille culture ca s’hann’ ’a ncuntrà
’e frate d’ ’e nuoste s’hann’ ’a organizzà
no cchiù sfruttamento
no brutalità
chesto significa globalità
Il Covid ha chiuso ancora di più le frontiere agli esseri umani – parificando per la prima volta turisti, studenti e manager (ricchi) e rifugiati economici e politici (poveri) – lasciandole, però, aperte per le merci. Chi ricorda quanto si è impegnata la politica (ben coadiuvata dai mass media) a rassicurare che il virus non sopravviveva al trasporto di un pacco e a riaprire e, poi, mantenere aperte le aziende profit? Immaginiamo, al contrario, cosa sarebbe successo se avessimo serrato le fabbriche e garantito teatri di quartiere e centri sociali per pensare un futuro diverso.
Amerika (2001)
un modello liberale
bipolare
nucleare
come dire…
un modello liberale a mano armata
che o fai parte del modello o staie nguaiato fratè’
pecché chille comme a mé e comme a te
in america so’ nire, cicane, o magare songo bianche
ma ’n se chiammano Bill Gates
no, no, nun se chiammano,
no, no, non esistono, perché nel tuo paese liberale
la richezza complessiva di poco più della metà della popolazione
si fonda sopra al fatto che ‘o riesto è destinato a scomparire,
a morire di fame, di stenti, di droga,
di piombo delle bande in continua espansione
di malattie curabili per mancanza di un dottore
o a morire in prigione, eh sì, in prigione, in prigione,
perché, sai, sono più i bambini neri in prigione di quelli nelle scuole, e che scuole,
che dire delle scuole americane
se non che sono il luogo dello start della competizione,
il posto dove impari a diffidare,
a badare a te stesso e basta,
a considerare il prossimo un nemico,
un pericolo o comunque un ostacolo che devi superare…
non c’è posto per i bravi, devi essere il migliore”
È la barbarie uh
Usa e Italia stanno finalmente lasciando l’Afghanistan e, dopo 20 anni dall’invasione (denominata ironicamente Enduring Freedom, ossia Libertà Duratura), abbandonano il Paese in mano ai talebani per avviarsi, forse, verso nuove guerre più redditizie. E ci viene in mente un altro brano dei 99 Posse, Yenkee go home:
Si tu facisse ’e gguerre solo per salvaguardare
i diritti umani a livello internazionale
allora tu mmo mmo mi devi spiegare
il criterio con il quale scegli chi bombardare.
Nel frattempo, gli statunitensi hanno scoperto che la polizia è una forza di repressione interna, spesso violenta e razzista. Dopo decenni in cui il mito dell’arma e del suo essere intoccabile è stato spacciato in ogni serial spazzatura a stelle e strisce e, nei fatti, dall’impunità di centinaia di agenti, gli States si svegliano per chiedere la testa di Derek Chauvin – il poliziotto che ha ucciso George Floyd. Condanna esemplare, occhio per occhio (e come diceva Ghandi: “il mondo diventa cieco”), chiede a gran voce quell’America nata da un gruppo di migranti puritani che hanno sterminato popoli e culture. Mai fermarsi. Mai domandarsi come mai una tra le società dove la giustizia è amministrata con la maggiore acredine (dalla pena di morte al lavoro forzato in prigione) sia anche tra le più violente al mondo. Ma Perché negli States il 38,1% dei reclusi è afroamericano a fronte di un 12,9% di popolazione nera? Educazione, pari opportunità, diritti civili e sociali, garanzie per gli anziani, sanità pubblica, coperture per i disoccupati, un sistema di pensiero prima ancora che sociale solidale e democratico, non sarebbero utili per reggere un Paese dove l’eroe è diventato Joker? Beata Norvegia, così civile da non contemplare pene superiori ai 21 anni di reclusione.
Rappresaglia (1993)
Quel sole che è la lotta del movimento unito
Che dal buio della cella non ho visto ma ho sentito
Sentito nel cuore, sì il vostro amore
La solidarietà con tutto il suo calore
Ti possono arrestare, la casa perquisire
Da quello che ti è caro ti possono strappare
Ti possono picchiare, ti possono umiliare
Ma la lotta dei compagni non la possono fermare
Nessun magistrato lo può neanche pensare
Rap-Rappresaglia, Rap-Rappresaglia siamo tutti vittime di rappresaglia
Quando arriverà il tempo in cui i giovani – ormai abituati a restarsene a casa, a studiare via Dad o a cercare un lavoro, a fare stage o volontariato, a tempi determinati, collaborazioni e apprendistati, fino a quarant’anni; parafrasando un altro brano dei 99 Posse (Salario garantito), cominceranno a rivendicare:
nun poss’ cchiù stà
Ncopp’ ò 7: 40 ì mammà e papà?
e torneranno in piazza, chiedendo rispetto, assunzioni a tempo indeterminato e garanzie in ogni settore, tutti insieme? Italiani e migranti, uomini e donne, attori e operai, architetti e impiegati, pittori e camerieri, parrucchieri e giornalisti – uniti, e non divisi tra essenziali e non, come è stato nell’anno del coronavirus. Siamo tutti proletari del sistema capitalistico. Le rivendicazioni di Genova 2001 sono il futuro – o la sua mancanza.
Ripetutamente (1993)
Che giornata ripetuta ripetutamente
Per qualcuno tutti i giorni devi andare a lavorare
A qualcuno se ti ammali tanti soldi devi dare
A qualcuno se tu studi le tasse poi devi pagare
A qualcuno se tu viaggi i biglietti poi devi mostrare
A qualcuno per svariare ancora sol devi mollare
E qualcuno se la gode mentre aspetti di morire
Qualcuno che fa di tutto per impedirti di pensare
rit. Ripetuta ripetuta ripetuta brr brr
ripetuta ripetuta ripetutamente
Credevamo che le assicurazioni sanitarie private riguardasse solo gli statunitensi e che il sistema sanitario pubblico europeo fosse un fiore all’occhiello. Poi ci siamo risvegliati nell’Europa del coronavirus e abbiamo scoperto che il welfare state è un ricordo persino in Germania dove, senza più il Muro, i tedeschi sono diventati come tutti gli altri. Via via, negli ultimi trent’anni, quei diritti sociali che rendono uno Stato, democratico in maniera effettiva e non solamente teorica, stanno diventando sempre più una chimera nell’intera UE – dalla culla alla tomba, la vita della next generation sarà ‘legata al remo’ per ripagare gli interessi sul debito acceso con il PNRR?
Rigurgito antifascista (1993)
Sei il braccio armato del padronato
che ti succhia fino all’osso e poi sei sei licenziato
miserabile servo dei servi di potere
tu questo lo sai bene e ti fa incazzare
vuoto come un cesso non ti sai organizzare
vigliacco depresso ed incominci a picchiare
dite rivoluzione fottutissimi vermi
ma siete solo servi dei servi dei servi
”Servi dei servi dei servi
nulla può smentire la parola dei bastardi
generati come automi o peggio bene di consumo
sistematicamente MERDA
per chi vende immagini ricicla stereotipi
a reti unificate per la brava gente
l’informazione di regime non vede e non sente niente
non si parla di chi è picchiato bruciato
mentre il fascista oggi è guardia dello stato…”
Il blocco dei licenziamenti è agli sgoccioli: quale autunno attende gli italiani? I mass media, che hanno rincorso il Covid-19 obnubilando pragmatismo e corretta informazione in favore di un terrorismo che regalava click, cosa faranno? Demonizzeranno ancora una volta manifestazioni e proteste? Lo abbiamo già visto: raccontare la piazza solamente aspettando il cassonetto incendiato o il morto. Mai soffermarsi sulle ragioni. Mai favorire il dialogo.
Rafaniello (1992)
Sono un comunista,
sono di rifondazione
voglio fà a Rivoluzione
ma dico no al cordone
perché il vero movimento
é sempre quello non violento
altrimenti come faccio a contrattare in Parlamento?
– E allora sient’ a me ,
si nu ddieci e Rafaniello
tu vuò fà a rivoluzione
assettato int’a poltrona
a poltrona chiaramente
ca sta dint’ o Parlament’
e allora arape e recchie: E contraddizioni nun stann’ o Parlamente ma tra la popolazione!
Tu si…
Il governo Draghi è il governo dei rafaniello? Agli elettori, prima o poi, rispondere.
Venerdì, 14 maggio 2021
In copertina: La Copertina di NA 99 10°, raccolta con due due brani inediti dei 99 Posse, pubblicata nel 2001.