Un racconto a settimana
di Simona Maria Frigerio
Nora si affaccia al balcone: l’ultima ora dell’anno si sta spegnendo tra piatti gettati per strada e ubriachi che urlano alla notte: una notte vuota, distante, estranea. Fa freddo, la nebbia umida cala velocemente nella via, stretta tra le alte mura dei casermoni popolari. Il ricordo di suo nonno che accende un fuoco d’artificio le illumina, per un attimo, la mente. Col passare dei minuti il gelo si fa più intenso, rabbrividisce, e decide di rientrare in casa. Chiude la finestra e si guarda intorno: nulla è cambiato: il senso di vuoto non scompare nell’euforia forzata del Capodanno… Si siede a terra. Sola. Il suo vecchio gatto ronfa dalla poltrona, Alessio è andato in camera da letto e sta leggendo un libro. Nel buio di quella stanza che conosce da sempre, con la schiena appoggiata al calorifero spento, immagina il calore di un camino che non ha mai posseduto, le fiamme brillanti alzarsi e illuminare lo spazio squallido che la circonda e, per un attimo, prova perfino il piacevole senso di torpore che l’avvolge il mattino quando può rotolarsi tra le pesanti coperte di lana… Finalmente realizza, coscientemente, che non è trascorso solo un anno della sua vita, bensì un secolo, un millennio si sono spenti in un istante. E cos’è un istante? I suoi anni sono morti, o forse non sono mai vissuti, nell’apatìa di un’esistenza che non ha scelto e mai le è appartenuta. Sua madre è morta, è rimasta imprigionata tra le lancette del suo orologio da polso, tra due granelli di sabbia nella clessidra dello scarabeo. Avesse almeno potuto afferrare quell’attimo e trattenerlo a sé con la forza della disperazione! Ma non si è nemmeno accorta del suo trascorrere, per scomparire nel nulla… Stasera, con angoscia, si chiede che cosa resterà di sua madre, del tempo, degli uomini… Lei sa di vivere in questo istante, perché in questo istante si sente viva. Ma domani? E il giorno seguente? Seduta su un punto sospeso tra un passato che non ha vissuto e un futuro che non le appartiene, si accorge che il trascorrere del tempo è solo un’illusione, mentre l’esistenza si ripete all’infinito negli stessi gesti e parole: rituali ormai vuoti di contenuto… Nora si preme le mani sugli occhi umidi di pianto e si domanda che significato abbia mai questa sua tristezza uggiosa che le toglie l’aria. La vecchia pendola suona l’una.
Alessio guarda i suoi adorati libri disposti con ordine sugli scaffali di fianco al letto: Einstein Proust Marx Virgina Woolf… Cosa resterà del genio e dei criminali, della storia e dei pensieri, si domanda. Fin da bambino, quando tagliava la coda alle lucertole per leggere nei loro occhi la sofferenza, o appoggiava l’orecchio sul ventre della madre per sentire battere il cuore di Nora e poi posava la mano sul proprio ventre sterile, fin da allora Alessio cerca una risposta, con la disperazione del chela del santo o del dannato, ma i suoi libri sono solo parole… e anche le parole si perderanno, quando l’uomo non potrà più leggere…
Il gatto smette per un attimo di respirare, il silenzio è assoluto: Nora se ne accorge e trattiene il fiato nell’attesa, poi il gatto si stiracchia, scende dalla poltrona e si avvia placidamente verso la sua ciotola di cibo. Nora sorride. Perché lasciare un segno, perché aspirare all’eternità quando la vita, fiamma che brucia se stessa, si esprime nel tentativo e nel tentativo si spegne? Nora scuote il capo con rassegnazione: i suoi pensieri sono troppo pesanti e lei sente il bisogno della leggerezza, dell’oblio, almeno per una notte, per questa notte…
Alessio si affaccia alla porta della cucina e la guarda con aria sconsolata: «Cosa fai qui al buio? Fa freddo… dai, vai a letto.»
Nora alza il volto e sorride, anche se Alessio non può vederla. «Sai che i gatti sognano?», gli domanda con tono allegro.
«No! E cosa sognano i gatti?», Alessio le si avvicina, muovendosi a tentoni nella stanza.
Nora si alza e gli va incontro. Lo prende sottobraccio e lentamente lo accompagna verso la camera da letto illuminata. «Questo gli scienziati non l’hanno ancora scoperto.»
«Forse sognano Dio…»
«…forse sognano di essere l’immagine di Dio…»
Tratto da Quadri d’Interno, ©Simona Maria Frigerio, 2015 (vietata la riproduzione totale o parziale, tutti i diritti riservati).
Venerdì, 30 aprile 2021
In copertina: Foto di IRCat da Pixabay.