Per risollevare l’economia italiana, legalizziamo la marijuana
di Luciano Uggè (traduzione di Simona Maria Frigerio)
New York, 31 marzo 2021. In regime pandemico, con la crisi economica e sociale che dilaga in Europa e negli Stati Uniti, il governatore democratico Andrew Cuomo dichiara in un tweet (dato che ormai va di moda comunicare sui social invece che rivolgersi agli elettori a mezzo stampa): “I just signed legislation legalizing adult-use cannabis. The bill creates automatic expungement of previous marijuana convictions that would now be legal. This is a historic day”. (“Ho appena firmato la legge per la legalizzazione dell’uso della cannabis per gli adulti. Il disegno di legge prevede l’annullamento delle precedenti condanne legate alla marijuana che da ora sarà legale. Questa è una giornata storica”).
Pur non condividendo la retorica della ‘giornata storica’ (per gli italiani forse tali appellativi si applicano solo al 25 Aprile), siamo in molti a batterci da anni per la legalizzazione delle sostanze stupefacenti e la liberalizzazione della droghe leggere – sia per togliere potere e introiti alle mafie, sia per favorire un consumo in sicurezza e consapevole, sia per rispetto nei confronti dell’autodeterminazione individuale. In questo momento storico, inoltre, la commercializzazione legale della marijuana contribuirà, immaginiamo, a risollevare le sorti dell’economia dello Stato di New York, pesantemente compromessa dal lockdown e, speriamo, a destinare fondi soprattutto al settore delle arti.
New York arriva alla legalizzazione della marijuana per uso ricreativo dopo il Colorado e Washington (2012), Alaska, Oregon e Washington DC (2014), California, Massachusetts, Maine e Nevada (2016) e il Vermont (2018). Per uso medico, invece, la cannabis è legale in altri 12 Stati. Non si capisce perché l’Italia sempre in prima linea nel rincorrere lo ‘sceriffo della democrazia’ su ogni campo di battaglia, non decida anch’essa a questo punto di passare dalla ‘tolleranza zero’ di cui si sono giovate soprattutto le mafie, a una legalizzazione che ci aiuterebbe a creare ricchezza economica (con ricadute positive sulla tassazione) e, soprattutto, a fornire un’informazione corretta sull’uso delle diverse sostanze – perché la droga non esiste, esistono le droghe.
In Italia, al contrario, facciamo proclami sui 250 euro di assegno mensile a figlio. Come sempre si tratta di vuota retorica. L’assegno, che dovrebbe essere elargito da luglio e sarà riparametrato sull’Isee familiare, andrà infatti ad azzerare tutta l’attuale normativa rispetto ai figli a carico, eliminando le detrazioni e gli altri bonus introdotti negli anni passati, e favorirà incapienti e partite Iva a scapito dei lavoratori dipendenti. Anche in questo caso – come accade spesso in Italia – potrebbero essere gli evasori fiscali e i lavoratori in nero a giovarsene maggiormente, mentre “Risulterebbero sfavoriti i lavoratori dipendenti: 1,35 milioni di famiglie perderebbero in media 381 euro all’anno” (fonte Economia & Lavoro et al.). Ma ciò che fa più specie, avendo un economista del calibro di Mario Draghi a Premier, è che nessuno si sia reso conto che tale provvedimento sulla scia degli oboli povertà non risolverà i veri problema italiani, ossia il costo e la mancanza di posti in asili nido e scuole materne pubblici – gli unici che potrebbero riportare le donne nel mondo del lavoro produttivo, risollevando PIL e tassazione.
Ma la demagogia, in Italia, ha ormai preso il posto della politica.
Venerdì, 9 aprile 2021
In copertina: Foto di mnievesmc da Pixabay.