Una ventata contemporanea scuote le Mura di Lucca
di Simona Maria Frigerio
Lucca, 2 ottobre. Siamo nella sala conferenze Vincenzo da Massa Carrara, all’incontro con l’artista Fabrizio Plessi, incentrato sul tema l’Umanizzazione della Tecnologia – organizzato dalla Fondazione Ragghianti, il Lucca Film Festival-Europa Cinema e Over The Real-Festival Internazionale di Videoarte.
Monumentalità, matericità (dal marmo al legno fino all’oro) e gli elementi dicotomici per eccellenza, acqua e fuoco: queste, sintetizzate, le basi tra le quali si muove e che reinterpreta Fabrizio Plessi con la sua arte che trasmuta o, come direbbe Arundhati Roy, ‘risogna’ il reale (si veda a proposito Liquid Light, del 2015, all’Arsenale di Venezia, un’installazione con 14 imbarcazioni rovesciate, ‘immerse’ nella magia del sonoro e nelle ‘liquide’ luci azzurrate).
Nel suo racconto, Plessi punta sull’importanza dell’idea rispetto al mestiere (ossia, il saper disegnare o scolpire o dipingere). Perfettamente in sintonia con l’arte concettuale, forse il Maestro dimentica che Picasso, ultrasessantenne, imparò a cuocersi le proprie ceramiche (quelle fatte dall’atelier Madoura erano, per lui, solo oggetti di design) e che gli scrittori, ad esempio, non immettono idee in un computer perché le rielabori in forma di romanzo.
Ma proseguiamo. Per operare questa sublimazione, Plessi ha scelto di utilizzare il video così da movimentare – o ibridare – in tempi non sospetti, ossia quando non si parlava ancora di società ‘liquida’, i linguaggi e i media artistici esistenti, dalla pittura alla scultura. E qui occorre un piccolo inciso perché non si condivide l’idea del Maestro che la pittura sia ‘statica’ e, quindi, il video le sia in qualche modo superiore. Al contrario, si pensa che ogni espressione artistica e/o poetica trovi compiutezza e si giustifichi nelle proprie specificità. Una reinterpretazione, quella di Plessi, che in Il segreto del tempo (alle Terme di Caracalla nel 2019) ha trovato, forse, la sua più compiuta espressione, inquadrando in senso storico eppure restituendo in senso immaginifico lo spazio – il segno – e il ricordo ivi sollecitato – il significante.
Nell’attuale città/mosaico – come racconta Plessi – manca però, a noi tutti, la capacità di ricostruire questa parcellizzazione delle esperienze artistiche, ma anche proprie della vita quotidiana, in un immaginario collettivo. Un unicum a cui aspira, al contrario, Plessi, che si inebria della monumentalità manierista degli artisti cinquecenteschi e della peculiarità minuta e fantastica della wunderkammer (lamentando, però, che lo si consideri a livello critico ‘scenografico’). Questo perché – come si evincerebbe dal suo interessante discorso – vi è, in lui, il bisogno di arrivare all’opera d’arte totale, di matrice wagneriana – laddove le sue installazioni visive trascinerebbero nel flusso passionale come le note del cosiddetto ‘artista della decadenza’ (così lo descriveva Friedrich Nietzsche ne Il caso Wagner, in quanto il compositore tedesco sapeva utilizzare la potenza della seduzione, conoscendo “un suono per le segrete, misteriose, profonde oscurità dell’anima”).
Un evento molto interessante, quello tenutosi alla Fondazione Ragghianti, e partecipato (nonostante la giornata feriale e le norme anti-Covid), ricco di spunti etici ed estetici, per scoprire motivazioni e aspirazioni di un artista che ha sicuramente scritto una pagina importante della storia dell’arte contemporanea, e che si è goduto ancora meglio perché gli organizzatori hanno saputo fare un passo indietro e lasciare palco e parola allo stesso Plessi.
L’evento, l’Umanizzazione della Tecnologia, si è tenuto:
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
Lucca
venerdì 2 ottobre 2020, ore 15.30
sono intervenuti: Fabrizio Plessi, Paolo Bolpagni (Direttore Fondazione Ragghianti), Maurizio Marco Tozzi (Direttore Over the Real), Sandra Lischi (Università di Pisa), Alessandro Romanini (Presidente Comitato Scientifico Fondazione Ragghianti)
Venerdì, 2 ottobre 2020
In copertina: Fabrizio Plessi. La locandina dell’evento organizzato alla Fondazione Ragghianti.