Smart working nella Pubblica Amministrazione, Dad nella scuola
di Simona Maria Frigerio
Dal Corruption Perceptions Index 2020 emerge che l’Italia, nell’Europa a 32, si attesta al 25° posto (in negativo) a livello di percezione dello stato di corruzione del Paese. Risultato migliore degli anni precedenti ma non esaltante. Se non bastasse, alla kermesse a porte chiuse degli Stati Generali, l’Europa è stata chiara: l’Italia deve prontamente intervenire per rendere finalmente efficienti giustizia civile e Pubblica Amministrazione (PA). Ma non solo, Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, ha ricordato quali sono i talloni d’Achille del nostro Belpaese: «L’occupazione di donne e giovani è troppo bassa. Tutti sappiamo che non si può costruire un’economia di successo senza di loro». E ancora, bisogna diminuire l’evasione fiscale, migliorare la situazione del Mezzogiorno e la qualità dell’istruzione (pubblica).
A queste come alle tante, troppe richieste degli ultimi vent’anni per una scuola moderna, che prepari adeguatamente alle sfide di un’economia veloce e fagocitante, soprattutto nei campi della ricerca e delle nuove tecnologie, ma anche bisognosa di teste pensanti e non semplici esecutori di direttive altrui o acritici output di asfittici modi d’agire ormai vetusti. E di una Pubblica Amministrazione che risponda prontamente con uffici agibili e impiegati con i quali comunicare razionalmente – dimenticando code, attese, computer che s’impallano, ore di lavoro gettate al vento, centralini con cinquanta o più persone prima di noi o completamente intasati, linee che cadono, sistemi che non rispondono, e l’impiegato in carne e ossa che, se si riesce finalmente a vedere, si arrende e, dopo ore snervanti d’attesa, informa l’utente che l’unica soluzione per lui è tornare il giorno dopo. Ebbene, l’Italietta in panne come risponde?
Con la Dad (didattica a distanza) che si alternerà non si sa come né quando con la Dap (didattica in presenza), per la gioia di tutte quelle donne che vorrebbero ancora avere un lavoro e che, al contrario, dovranno rinunciarvi, impoverendo ancora di più il Paese, nonostante le condivisibili osservazioni di von der Leyen ma con il beneplacito di tutti quei politici che continuano a sbandierare, in un’economia capitalista, il tricolore (magari sulla mascherina) del ‘lavoro di madre’.
E inoltre, con l’emendamento del M5S che permetterà al 50% dei lavoratori dell’Amministrazione Pubblica di restare a casa (il 60% dal 1° gennaio 2021) grazie allo smart working. Ovvero, se già adesso gli uffici erano sotto organico a causa del blocco delle assunzioni nella PA e parlare con un impiegato pareva un miraggio, nei prossimi mesi (o anni) potrebbe rivelarsi del tutto impossibile – perché, anche se da remoto dovrebbero lavorare solo coloro che non hanno a che fare col pubblico, sappiamo benissimo che in qualsiasi ufficio (del pubblico o del privato) capita che tutti facciano un po’ di tutto. Senza, anche in questo caso, prevedere lo spreco di tempo (produttivo) dell’utenza; la perdita di collaborazione tra i lavoratori – che è indispensabile per il problem solving aziendale; i costi di implementazione di postazioni efficienti a casa degli impiegati pubblici (sempreché abbiano lo spazio per ospitarle e a meno di non prevedere che questi lavorino con un pc scrauso, un cellulare privato e una linea vetusta, sul tavolo di cucina e una sedia di legno – dopo le battaglie per avere quelle ergonomiche o le pause per la vista e gli schermi antiriflesso! – tra gli spaghetti al pomodoro e i compiti dei figli, per buona pace dell’efficienza della PA); e il generale impoverimento di tutte quelle categorie, dalla ristorazione al piccolo commercio fino alle aziende che fornivano materiale per ufficio o a quelle che affittavano i locali, che nei quartieri del terziario erano sorte appositamente per rispondere ai bisogni delle aziende e dei loro impiegati.
Non aggiungiamo nulla sulla diatriba tra cancellieri, magistrati e avvocati – ma ci preoccupa molto l’idea che i fascicoli del penale, in un Paese che conta almeno quattro mafie ben radicate sul territorio (Cosa Nostra, ‘ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita, se qualcuno non sapesse di cosa si sta scrivendo) possano uscire dalle cancellerie per essere battuti a casa o finire su reti pubbliche che potrebbero essere hackerate (dato anche l’ultimo hackeraggio del sito Inps, vero o presunto che fosse).
Purtroppo la politica italiana, ancora una volta, dimostra uno scollamento nei confronti della realtà che rasenta il patologico, mentre dai sindacati giunge un silenzio assordante quando non affermazioni che lasciano basiti (come scrive IldubbioNews: “Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito il concetto, evidenziando il ritorno alla «normalità» e una sostanziale “invasione” dei tribunali, anche e soprattutto «su pressione dell’avvocatura». Che metterebbe, dunque, a rischio la salute dei cancellieri, ignorati, secondo i sindacati della Funzione pubblica, dal Ministro della Giustizia“. A Cgil, Cisl e Uil chiediamo come mai in tutti questi mesi non si siano contagiate le decine di migliaia di commesse nei supermercati e quale maggiore pericolo corrano, oggi, i cancellieri dei tribunali. Mentre la giustizia langue, le mafie baciano le mani e l’Europa incombe). E gli Italiani, forse presi dalla bella stagione e dalla possibilità di tornare in spiaggia o a passeggio sui monti, non si sono ancora resi conti della deriva che il nostro Belpaese sta prendendo e che comincerà a intravedersi in autunno, quando sarà ormai difficile arginarla più della frana del Vajont (non a caso, forse, del 9 ottobre del ’63).
16 giugno 2020
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay.