Il magico mondo di… Kulunka Teatro
di Simona Maria Frigerio
Il teatro di figura basco arriva a Pistoia, sul palco del Centro Culturale Il Funaro.
La vecchiaia, la malattia, la morte. Temi seri che ci riguardano tutti, trattati con un’ironia che vola alta su ali poetiche: questo il segreto della Compagnia basca che, da alcuni anni, è presente nella Stagione teatrale toscana. Non a caso, André e Dorine è uno spettacolo dalle gambe lunghe.
Per otto anni ha calcato le scene in una trentina di Paesi, ma riesce ancora a commuovere e stupire, strappando persino qualche sorriso – nonostante le tematiche affrontate. E si scrive ʻaffrontate’, ma non si pensi che lo spettacolo sia un monologo o dialogo, più o meno colto, scientifico e prolisso sull’Alzheimer. Al contrario. Kulunka Teatro trova la propria cifra stilistica nell’azzeramento della comunicazione verbale; in maschere che, per quanto espressive, sono fisse e in grado di trasmettere al pubblico il mood generale del personaggio ma non le specifiche emozioni suscitate dall’azione messa in scena; e in una profonda conoscenza della comunicazione non verbale.
Proprio quest’ultimo aspetto, che accoglie i movimenti nello spazio, l’uso della ripetizione del gesto (particolarmente riuscito il refrain di Dorine che accomoda il colletto della camicia del figlio), i tic, il modo di camminare e gesticolare, l’atteggiarsi, l’angolatura del capo rispetto al corpo, ma anche i tempi – nel senso della velocità di azione e reazione – è un insieme di mezzi in grado di tessere un tappeto espressivo che arriva direttamente alla pancia e al cuore del pubblico, senza bisogno della mediazione della parola.
Lo spettacolo si giova anche di una costruzione drammaturgica per quadri equilibrata, che non cede al facile pietismo, dove alla narrazione del lento deperire fisico ma soprattutto mentale di Dorine, si accompagna una serie di flashback che racconta la giovinezza della coppia, il tempo dell’innamoramento, la nascita del figlio (creando così un succedersi di climax e anticlimax che permettono al pubblico di sorridere e alleggeriscono la tensione creata del lento ma inesorabile declino messo in scena).
Terza figura principale, il figlio. Sarà lui il depositario del passato, ricevendo in dono le memorie dei genitori (e il discorso sulla perdita dei ricordi, in questo caso, è particolarmente pregnante). Sarà lui a fare da tramite tra passato e futuro, riaffermando il valore della memoria personale ma, in tempi bui come quelli che stiamo attraversando, anche collettiva e storica.
Senza voler svelare troppo, basti accennare a una scena che, simbolicamente, racchiude il senso di questo narrare – sia a livello etico che estetico. Ossia la scena in cui Dorine finisce per ballare da sola. Emblema di quella prigionìa senza sbarre, eppure dalle pareti di acciaio, nella quale finisce rinchiusa la mente delle persone affette da Alzheimer.
Centro Culturale Il Funaro , Pistoia, giovedì 21 marzo 2019.
Pubblicato (con minime modifiche) su Traiettorie.org, il 27 marzo 2019.
In copertina: Una scena dello spettacolo. Foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Funaro.