Dai vincitori del World Press Photo 16 alla personale di Vivian Maier
di Luciano Uggè
A Lucca, torna la mostra di fotografia che unisce agli scatti vincitori di alcuni tra i premi più prestigiosi del settore, personali di qualità.
Gli immensi saloni di Palazzo Ducale sono stati predisposti per ospitare il Photo Lux 2016. Una selezione fotografica di reportage, foto singole e personali di artisti, tesi a illustrare fatti di cronaca, imprese sportive, lo stato dell’ambiente e quant’altro l’obiettivo riesca a cogliere, grazie alle intenzioni e alle capacità tecniche di donne e uomini che, spesso, a proprio rischio e per tutta la vita, si appassionano a questa ricerca e documentazione del mondo che ci circonda. L’impressione è che l’immane lavoro di informazione sia sempre meno riconosciuto e sostenuto dai mezzi di comunicazione di massa – pubblici o privati che siano – al di fuori dei circuiti specialistici quali, ad esempio, il National Geographic.
Le fotografie naturalistiche sono sempre più dettagliate nel descrivere i comportamenti degli animali, con la mimetizzazione propria dei camaleonti quale fonte continua d’ispirazione. Anche la caccia o, per meglio dire, il bracconaggio continua a essere al centro del mirino (vedasi Brent Stirton, secondo premio per la sezione Natura, con il reportage sul traffico illegale d’avorio, che causa lo sterminio degli elefanti per foraggiare i signori della guerra di vari Stati subsahariani).
Non mancano anche immagini singolari, come quella di Rohan Kelly (primo premio per la sezione Natura), che ritrae persone ignare intente a prendere il sole, mentre il fotografo immortala l’enorme nube a mensola che si avvicina alla spiaggia e che causerà distruzione e allagamenti.
Nello sport prevalgono i momenti acrobatici (Ondřej Bank colto nel momento in cui cade rovinosamente nella discesa libera, a Beaver Creek, dal primo premio foto singola per la sezione Sport, Christian Walgram) e quelli d’insieme, a sottolineare geometrie e giochi di luce che mischiano reale e fantasia, in una disputa tra atleti e ombre che si confrontano: muscolosi, i primi, esili e fragili, le seconde (Greg Nelson, secondo premio foto singola sempre per lo Sport).
Lo stato di conservazione del pianeta è indagato attraverso una serie di reportage che potrebbero risalire ai tempi del boom economico europeo e che ritraggono, al contrario, la situazione cinese di oggi. Un Paese, la Repubblica Popolare, dove l’inquinamento causato dalle miniere di carbone e dalle fabbriche crea nubi di smog che sovrastano i centri urbani oscurandone il cielo per settimane, e dove le ciminiere appestano l’aria con i loro fumi (si veda Kevin Frayer, primo premio foto singola per la sezione Vita quotidiana).
Le migrazioni, altro argomento sul quale non si punta mai l’attenzione indagandone le origini, ossia la volontà dell’Occidente di rovesciare sistemi politici ritenuti dittatoriali finanziando fazioni spesso oltranziste e pericolose, e creando aree di influenza in continuo conflitto fra loro, sono al centro del mirino dell’italiano Francesco Zizola (secondo premio reportage per le Storie d’attualità) che ritrae le figure dei migranti, a volte statuarie nella loro fissità, altre magmatiche quando ridotte a masse informe di corpi stipati in un gommone alla deriva. Ritorna il filo spinato, non per fermare gli eserciti ma le moltitudini che fuggono, senza nulla se non le loro vite, alla ricerca di pace e di un lavoro – un’opportunità per ricominciare. Non a caso, quindi, la Foto dell’anno 2015, è quella di Warren Richardson, scattata il 28 agosto dell’anno scorso, che ritrae un uomo che aiuta un bambino ad attraversare il filo spinato sul confine serbo-ungherese.
Sempre sul tema migratorio, da notare la personale di Giulio Piscitelli della serie Informal facilities in the Jungle, che fornisce una rappresentazione inedita e originale di quello spazio, indicato dai media e dal Governo francese come una giungla infernale, che era il campo profughi di Calais. L’obiettivo, all’esterno, sbircia gli interni di baracche e tende, adibite a negozi e abitazioni, un tentativo di recuperare una parvenza di normalità, un’affermazione della capacità di ripresa degli esseri umani, nonostante le condizioni avverse. Un abitato recentemente demolito, con l’intervento delle forze dell’ordine francesi, che hanno anche allontanato i profughi, distruggendo i loro pochi beni e sparpagliando i migranti per l’intero Paese.
Interessante, a livello di denuncia, anche il reportage sulle donne in servizio nell’esercito statunitense, mandate a combattere nei più svariati scenari di guerra mondiali, che hanno osato denunciare i soprusi e le violenze subiti a opera dei propri superiori o commilitoni. Foto di disperazione, di battaglie legali perse e la conseguente emarginazione dalla società che, almeno in un caso documentato, ha anche portato al suicidio della donna vittima di violenza (Mary C. Calvert, primo premio per la sezione Progetti a lungo termine). Spesso questi reportage, indipendentemente dal loro valore informativo e di testimonianza, sono portati avanti solo grazie al supporto di organizzazioni umanitarie e, unicamente in rare occasioni, riescono ad arrivare a un pubblico più vasto e internazionale.
All’interno della mostra, anche la personale di Vivian Maier – fotografa, al di fuori dell’orario di lavoro. Una passione la sua, che l’ha accompagnata per tutta la vita, o almeno sino a quando i suoi gli scarsi mezzi economici di baby-sitter le hanno permesso di stampare, prima, e poi semplicemente di acquistare la pellicola. La raccolta di scatti in bianco e nero, Un itinerario dagli Stati Uniti a Champsaur, è il racconto denso ed emozionale di una vita passata dietro alla macchina fotografica a immortalare persone sconosciute che, per un attimo, hanno condiviso la sua vita solitaria.
Pubblicato su Artalks.net, il 23 novembre 2016
In copertina: Eventi e luoghi di Photo Lux 2016