La collezione di Giorgio e Anna Fasol in mostra in tre antichi palazzi senesi
di Simona Maria Frigerio
Tre cornici eleganti (Santa Maria della Scala, il Palazzo Pubblico e l’Accademia dei Fisiocritici), che disegnano il panorama culturale di una tra le città più suggestive del nostro Paese, nei cui vicoli è facile perdersi quasi ci si ritrovasse in un labirinto della mente (come ha raccontato bene nel suo film, La città ideale, Luigi Lo Cascio).
Una collezione, AGIVERONA Collection, che nasce dalla passione profonda e costante (nel tempo e negli intenti) per l’arte contemporanea di Giorgio Fasol – condivisa con la moglie Anna.
Il desiderio dei due curatori, Luigi Fassi e Alberto Salvadori, di porre a confronto in un dialogo serrato e, a volte, sorprendente, le dinamiche, le motivazioni, i mezzi espressivi, i linguaggi, l’uso del materiale e dell’immateriale, oltre alle poetiche e ai fini espressivi di alcuni esponenti artistici di Medioevo e Rinascimento e di artisti del panorama contemporaneo internazionale. Un dialogo che, nel 2010, era stato felicemente aperto da una tra le più prestigiose Pinacoteche al mondo, con Burri e Fontana a Brera. Una voglia di confronto che nasce e ritorna perché la forma, il colore, lo spazio, ma anche l’ispirazione, il pathos, la ricerca, la visione critica o ideale della vita, sono temi e stilemi che appartengono all’essere umano, ieri come oggi. E se Shakespeare è ancora capace di coinvolgere il pubblico con la forza della parola e del verso, tra eufuismo e scurrilità; il ciclo del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala è altrettanto esplicito e toccante nel descrivere anche a noi la vita quotidiana di un ospedale italiano, tra il Quattro e il Cinquecento.
Tornando alla mostra Che il vero possa confutare il falso, spicca la dimensione razionale che aleggia sulla scelta delle opere e dei luoghi espositivi, simboli del potere laico, della visione scientifica e della ricerca medica. Al di fuori delle chiese, il mondo era indagato attraverso mezzi tecnici (seppur limitati) e raziocinio, per trovare soluzioni a problematiche reali evitando di rincorrere visioni metafisiche e spiegazioni escatologiche. Nella concretezza della catalogazione, nell’eternità artificiale della tassidermia, i fisiocritici si imponevano di “scrutinare ed indagare con giudicio i segreti della natura e quasi come giudici ributtare dalle scienze naturali ciò che è falso per meglio apprendere quello che è vero”. E qui, nella loro Accademia, si possono osservare due tra le opere contemporanee che suscitano il maggiore interesse. Feedback#1 di Paolo Inverni (2012) – una poetica fusione di naturale e tecnologico, illusione e presenza, che si sposa perfettamente agli scopi enunciati dai membri dell’Accademia; e Set per la pittura della pala di Montefeltro di Davide Mancini Zanchi (2013), che mette letteralmente in scena una reinterpretazione teatrale e autoironica del celebre uovo (simbolo di vita e della Creazione) della altrettanto famosa opera di Piero della Francesca, in esposizione nella Pinacoteca di Brera.
Senza voler togliere al pubblico il piacere della scoperta e di intessere relazioni e accostamenti propri, segnaliamo ancora qualche opera che colpisce fortemente l’immaginazione. A Santa Maria della Scala, proprio nel Pellegrinaio, si nota Wishing Arena di Nari Ward (2013), che emana un senso di raccolto stupore – quasi una preghiera mistica e silenziosa che esprime il desiderio di guarigione, che traspira anche dalle pareti della sala. E, sulla stessa scia, Six Handmade Clouds di Steve Roden (2003), che unisce il minuto ricamo come gesto antico a una tecnologia dei suoni che riesce a farsi poesia in questo luogo, dove è possibile immaginare i malati che, secoli fa (come oggi), sognavano di tornare sotto i cieli solcati da nuvole bianche a vivere la loro esistenza quotidiana. E, ancora, Home to go di Adrian Paci (2001), che rimanda inevitabilmente al realismo magico de La strategia della lumaca, film del 1993 di Sergio Cabrera.
Last but not least di questo brevissimo elenco di spunti di lettura e percorsi, Animal di Berlinde De Bruyckere (2003), esposto di fronte alla Madonna della Misericordia. Qui l’assonanza è perfetta come in un passo a due.
Non resta che augurare a un folto pubblico di armarsi di scarpe comode e di una brochure (che gli organizzatori promettono sarà pronta a breve) per iniziare questo affascinante viaggio nell’arte, ma anche nel pensiero, di ieri e di oggi.
Pubblicato su Artalks.net, il 26 giugno 2016
In copertina: Foto di Roberto Bellasio da Pixabay.