Nannerl, sorella di Mozart e Round Midnight
di Simona Maria Frigerio
Nella lussureggiante Tenuta dello Scompiglio di Vorno, in provincia di Lucca, si continua a ragionare su differenza di genere e cliché, identità sessuale e tabù, norme da infrangere e preconcetti da decostruire; il tutto grazie a una serie di performance, concerti, spettacoli di danza e prosa, incontri e installazioni – firmati da artisti italiani e internazionali di grande qualità.
Per questo weekend lungo, a presentare due tra i suoi lavori, è l’artista multimediale Cecilia Bertoni – affiancata dall’estrosa musicalità di Carl G. Beukman.
La prima perfomance, insieme godibilissima e pungente, è Nannerl, sorella di Mozart, nella quale Bertoni indaga il rapporto tra i due talenti innati (Maria Anna Walburga Ignatia, soprannominata Nannerl, e suo fratello Wolfgang Amadeus), attraverso una pantomima tragicomica, che mette in evidenza i ruoli imposti dalla società a maschio e femmina. Grazie a una serie di azioni, ben decodificate dalla società (come il cucire e il ricamare), Bertoni materializza sotto i nostri occhi la differenza di genere non come rivendicazione, ma come imposizione, che rinchiude la donna in casa, relegandola al ruolo di angelo del focolare; mentre l’uomo è padrone del mondo. La femmina si riduce così ad atto riproduttivo, mentre la creazione artistica (produttiva) è appannaggio del maschio. Con un semplice cambio di costumi a vista e una scelta musicale che miscela percussioni dal vivo a una rumoristica elettronica – insieme rimando dell’epoca e sottolineatura o contrappunto dell’azione – Bertoni inquadra perfettamente i rapporti tra Nannerl e Amadeus; e tra i due generi nella società, insieme frivola e bigotta, del Settecento – naturalmente, all’interno del ceto borghese e/o nobiliare.
A seguire, Round Midnight, performance speculare nella sua indagine sulla differenza di genere, all’ombra del XXI° secolo, e nella scelta di affrontare il discorso su di un tono più angosciante e ruvido.
Dalla lotta sincopata dello spermatozoo al gioco dell’oca del bambino, in fuga per la propria definizione di genere, fino al tentativo dell’adolescente e del giovane adulto di rientrare nei ranghi, vestendo i panni imposti dalla società consumistica (capace di guadagnare sull’antirughe per lui e quello per lei, come se le rughe non fossero tutte uguali). La simbologia utilizzata da Bertoni per descrivere l’imposizione di ruolo risulta accattivante e di ampia fruizione. Anche il rimando filmico (o così è stato da me inteso) a Il silenzio degli innocenti, con l’uomo che cerca di cucirsi un abito da donna con i corpi delle sue vittime si integra benissimo all’azione dei performerche, vestendo capi di alta moda, credono di ottenere il proprio status, attraverso una pedissequa osservanza di genere.
Fin qui, convince tutto – e anche i brevi versi da Sensazione di Arthur Rimbaud, aggiungono poesia alla ruvidità voluta e dovuta di alcune scelte visive.
Il finale, al contrario, lascia perplessi. Dopo il racconto falso/vero di alcune esperienze infantili da parte dei performer, gli stessi intessono il destino umano che, dalla differenza di genere, si dipana fino a quella sequela infinita di violenze che il singolo o il gruppo perpetrano nei confronti degli altri membri di questa nostra comunità mondiale. Fino alla guerra totale, al fungo atomico, alla fine forse di questa società umana come la intendiamo noi. O, forse, fino a un bagno nel Lete, per dimenticare sovracostruzioni e preconcetti e tornare in un’epoca preadamitica, al mito del buon selvaggio di roussoiana memoria. Ma qui, a livello concettuale, ci pare d’uopo dissentire.
Il desiderio (parola che un performer mette in mostra verso la fine dell’opera) è un diritto delle società mature. Antropologicamente parlando, una società non può accettare – se vuole rafforzarsi per dominare il proprio spazio – una sessualità disgiunta dalla procreazione. Il piacere, così come il diritto all’autodeterminazione, sono concetti propri delle società opulente, dove non occorrono oltre braccia per i campi, o carne da macello per le guerre. Le società dominanti e tecnologicamente avanzate possono permettersi l’accettazione di comportamenti diversi da un’eterosessualità, intesa come perpetuazione della specie (e, del resto, non si capirebbe altrimenti come l’homo sapiens sia riuscito a invadere il pianeta e raggiungere i 7 miliardi di individui).
Pubblicato su Artalks.net, il 21 maggio 2016
In copertina: Tenuta Dello Scompiglio. Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio.