Gli Omini: da Risi a Scola
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Al Teatro Mauro Bolognini di Pistoia debutta la versione teatrale di Ci scusiamo per il disagio. In scena, ancora una volta, questa nostra Italia abbandonata su un binario morto.
Nel ‘63 Dino Risi metteva in scena la Roma dei primi anni 60 con un film che è entrato nella storia della commedia amara, all’italiana (come si diceva una volta), I mostri. Nel ’76 è Ettore Scola a tratteggiare con piglio grottesco quella stessa città, e la sua periferia laida e miserrima, in Brutti, sporchi e cattivi. Seguendo la stessa iperbole, Gli Omini si distaccano dal racconto più dolente a agrodolce (presentato quest’estate nell’Area Deposito Rotabili Storici di Pistoia, quale primo quadro site-specific di un trittico teatrale) per raccontare con toni a tratti grotteschi e a tratti crudi la varia umanità che passa, aspetta, soggiorna, sosta, dorme, bighellona, piange, parla al cellulare e si fa, in tutte le stazioni italiane.
Un’umanità dolente, arrabbiata, solitaria, allo sbaraglio, triste e feroce, che rimanda inevitabilmente a quel cinema italiano che sapeva confrontarsi con la società che ritraeva; che aveva il coraggio di esportare un’immagine meno edulcorata, meno patinata, meno «Marcello, come here!» (La dolce vita) e più: «Avete visto che mostro mi son dovuto scopare per mettervi al mondo» (Brutti, sporchi e cattivi). Con questo non si vuole dire che, assistendo alla nuova versione di Ci scusiamo per il disagio, non si rida. Anzi. Ma è un riso più amaro. Sempre controbilanciato da una drammaticità vera, sentita, a tratti scabrosa, giocata su ritmi che non piegano né al mélo né all’autocompiacimento. Dove il pathos è raffreddato da una recitazione asciutta eppure perfettamente calzante e i personaggi non scadono mai nella macchietta.
La decisione di usare, come elemento scenografico, una semplice panchina (dopo la sontuosa e suggestiva cornice dei treni storici) ci appare azzeccata. Non potendo ricreare un intero vagone, meglio optare per la semplicità e la sinteticità, che danno maggiore risalto alla parte attorale e alla scrittura drammaturgica.
Uno spettacolo che, nella sua versione teatrale, affronta il tema del disagio con coraggio, poesia e una nota dolce-amara – che resta a lungo nel ricordo dello spettatore.
Interessante anche la proposta, nel pomeriggio, di presentare un breve documentario (di circa 10 minuti), che mostra il lavoro di indagine sul campo de Gli Omini nella stazione di Pistoia. Dai brevi estratti delle interviste emerge il lavoro fatto dalla Compagnia sia a livello di scrittura drammaturgica che l’ottima prova attorale di tutti i suoi membri nell’impersonare, con credibilità, i tanti personaggi incontrati in un mese di ricerche. Più che mai meritato, quindi, il Premio Rete Critica 2015, che sarà consegnato agli Omini il prossimo 30 novembre al Piccolo Teatro Paolo Grassi di Milano.
Pubblicato (con minime modifiche) su Artalks.net, il 23 novembre 2015
In copertina: La città di Pistoia, che ha ospitato i debutti sia della versione site-specifico sia di quella teatrale dello spettacolo. Foto di Makalu da Pixabay.