“Verba vana aut risui apta non loqui”
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
“Non pronunciare parole vane che inducono al riso“, ammoniva Jorge da Burgos ne Il nome della rosa. Ma perché l’uomo ride? Teatro Sotterraneo cerca di rispondere.
La rassegna estiva Utopia del Buongusto – che unisce piacere culinario e teatro – sta volgendo al termine e, al Teatro di Bientina, va in scena Homo Ridens, il cui sottotitolo potrebbe essere: “breve trattato sul riso”.
Come nel libro cult di Eco (e nell’ottimo film di Annaud), anche Teatro Sotterraneo sceglie di indagare perché ridiamo – azione esclusivamente umana che non sembra avere alcuna motivazione pratica, né essere utile all’autoconservazione della specie. E lo fa attraverso i modi teatrali propri della Compagnia, a metà strada tra umorismo nero e indagine sociologica – con contorno di sollecitazioni dirette al pubblico.
Premesso che gli italiani sono meno avvezzi alla comicità nera rispetto ai cugini di lingua inglese (ai quali si fanno risalire sia il gallows humour che il black humour), lo spettacolo di Teatro Sotterraneo è un erudito per quanto troppo breve excursus sulle ragioni chimico-fisiche e psicologiche della risata, con dimostrazione diretta degli effetti di alcuni comportamenti umani sul nostro sistema limbico. A scriverla così sembrerebbe una noia infinita. Al contrario, le brevi dissertazioni mediche, le citazioni filosofiche, i rimandi ai Padri della Chiesa e gli esperimenti da laboratorio per valutare la capacità del pubblico di rispondere con una risata, a sollecitazioni comiche ma anche sadiche, sono fuse al punto da creare uno spettacolo coeso e compatto, che ha un’unica pecca, quella di essere forse troppo breve.
E infatti, ieri sera gli spettatori si sono molto risentiti del fatto che, dopo una trentina di minuti, sia calato il sipario (in senso metaforico). Se un giorno Teatro Sotterraneo volesse rendere lo spettacolo più corposo, i filoni che potrebbe indagare sono molti. Dalla teoria del sollievo di Freud al perché la satira sociale o di costume abbia una scadenza a breve, come le conserve della nonna; dalla risata come forma per esorcizzare la morte di Nietzschiana memoria fino a una disanima (molto teatrale) dei diversi modi di ridere – dalla risata amara a quella sadica fino all’isterica. Se sulla carta queste parole possono sembrare lettera morta, siamo certi che Teatro Sotterraneo possiede il talento per rivitalizzarle.
L’alternativa, ieri sera, sarebbe stata il proporre un incontro post-spettacolo con la Compagnia. Un confronto tra il pubblico piuttosto spiazzato, l’istrionismo del padrone di casa, Andrea Kaemmerle, e l’intelligenza umoristica di Teatro Sotterraneo avrebbe forse convinto quegli spettatori abituati allo stile Colorado che la comicità può percorrere anche strade diverse, politicamente scorrette e destabilizzanti ma, proprio per questo, sorprendenti.
Pubblicato su Artalks.net, il 18 ottobre 2015
In copertina: Foto di Thangphan da Pixabay.