La magnifica preda
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Nella perfetta cornice della Camera delle Arti – all’interno della Villa Medicea di Buti – una Marilyn in disfacimento racconta gli ultimi fuochi di una star al tramonto, nell’ambito di Piccoli fuochi in Villa.
Magnifica come Lorenzo, MM non poteva scegliere – come luogo d’elezione per confessare gli ultimi pensieri, le umiliazioni e i sogni di una vita à bout de souffle – niente di più adatto della Villa Medicea di Buti: sontuosa, sinuosa e un po’ decadente come le fulgide star della Hollywood anni 50.
Su un letto disfatto, tra profumi e balocchi, Marilyn (Alessia Innocenti, su testo di Chiara Guarducci) si racconta: qualche sprazzo di vita vissuta (come gli amori per JF e Bob Kennedy che, per destino o casualità, non le sopravviveranno a lungo) e molti voli pindarici tra emozioni contrastanti e pensieri in libertà.
L’ambientazione in villa aggiunge veridicità alla situazione: Marilyn si muove tra il bagno – del quale intravediamo uno specchio e dal quale sentiamo provenire il rumore di una doccia (che giustifica poi una MM nuda, avvolta in un asciugamano) o di uno sciacquone – e la camera da letto, dove siede il suo pubblico che sembra spiarla nell’intimità, ascoltare la sua confessione con piglio voyeuristico.
Ne emerge un quadro piuttosto fedele all’originale e alquanto sfaccettato, al quale manca forse un pizzico di incosciente ingenuità: tra i numeri che scandivano l’esistenza della diva ci si è dimenticati di quelle 2 gocce di Chanel n° 5 che ne definiscono il personaggio proprio perché impudiche, infantili ma profondamente sincere come lei.
Difficile immaginare lo spettacolo in una cornice diversa: l’intimità tra spettatore e personaggio è fondamentale e la suggestione che riesce a ricreare una stanza reale all’interno di un luogo storico si sposa perfettamente a questo tentativo – in gran parte riuscito – di farci toccare con mano forse l’ultima stella di un Paese, gli Stati Uniti, che da lì a poco avrebbe perso la sua innocenza fasulla per scoprire di essere razzista, minato dalle disuguaglianze e guerrafondaio.
Pubblicato (con minime modifiche) su Artalks.net, il 3 ottobre 2014
In copertina: Marilyn resta l’icona pop par excellence. Foto di Ebroslu da Pixabay.